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15/11/2008 22:28 | |
Il vero comportamento cristiano
Bisogna che il cristiano, divenuto in ogni cosa superiore alle giustificazioni secondo la legge, non giuri né menta.
Non bisogna essere blasfemi, non bisogna far violenza, non bisogna rendere male per male, non bisogna adirarsi.
Bisogna essere pazienti, tollerando qualunque cosa, e rimproverare equamente l’offensore, non per sentimento di vendetta, ma per desiderio di correggere il fratello, secondo il comando del Signore.
Non bisogna parlare contro il fratello in sua assenza con lo scopo di calunniarlo, cosa che è maldicenza, anche se è vero ciò che si dice.
Basilio di Cesarea, Lettera 22,1
Lode alla Maestà divina
Per l’unità di natura, o Maestà divina, glorifico te come di uguale onore nelle tre Persone; poiché sei vita e donatrice di vita sovrabbondante, unico Dio nostro, e non c’è santo fuori di te, Signore.
Le schiere immateriali e celesti tu le sottoponesti come specchio della tua bellezza, a inneggiare senza posa te, Trinità e unica Maestà indivisibile. E ora accetta la lode anche dalla nostra bocca fangosa.
Consolida nella pietra della fede e dilata nell’oceano del tuo amore il cuore e la mente dei tuoi servi, Dio unico, trisolare; poiché tu sei il nostro Dio in cui speriamo, e non saremo delusi.
Giovanni Damasceno, Ochtoéchos, TI
La preghiera al primo posto
La divina parola ci fa conoscere l’insegnamento sulla preghiera e per suo mezzo spiega ai discepoli che ne sono degni e che ne cercano la conoscenza, in che modo convenga rendersi benevolo l’ascolto divino attraverso le parole della preghiera.
La preghiera infatti, questa sacra e divina attività, è trascurata e omessa dalla maggior parte delle persone nel corso della vita.
Su questo punto, dunque, mi sembra che sia opportuno testimoniare con la parola, per quanto è possibile, anzitutto che è assolutamente necessario essere assidui nella preghiera, come dice l’Apostolo (Rm 12,11), poi porgere ascolto alla voce divina che ci suggerisce il modo con cui bisogna rivolgere la preghiera al Signore.
Vedo che nella vita presente ci si affanna di più per tutte le altre cose: chi si volge con lo spirito a una meta, chi a un’altra, ma il bene della preghiera non sta a cuore alla gente.
Gregorio di Nissa, La preghiera del Signore 1
Chiedete e riceverete
Io ti supplico, Figlio del Dio vivente;
tu hai compiuto tante meraviglie;
hai cambiato l’acqua in vino a Cana
per illuminare Israele;
hai guarito gli occhi ai ciechi,
hai reso l’udito ai sordi,
e mobili le membra ai paralitici;
hai corretto la lingua dei balbuzienti,
hai liberato gli indemoniati,
hai fatto correre gli storpi come cervi...
hai risuscitato i morti,
e, tendendogli la mano, hai fatto camminare
sulle acque Pietro, che stava per affondare.
Tu ci hai lasciato questo testamento:
« Chiedete e riceverete,
bussate e vi sarà aperto.
Tutto quello che chiederete al Padre mio,
nel mio nome,
io stesso lo chiederò al Padre mio,
perché lo abbiate»
Cipriano di Antiochia, Da un’antica liturgia battesimale
Vergine, Madre di Dio
Vergine,
non la natura bensì la grazia ti rese madre:
l’amore volle che fossi genitrice.
Col tuo concepimento, col tuo parto
è cresciuto il pudore,
la castità e l’integrità e la verginità
sono corroborate.
Vergine,
se tutto è rimasto intatto,
cos’hai dato?
Se vergine, come sei madre?
Vergine,
colui grazie al quale
tutto in te si è accresciuto,
non diminuisce nulla in te.
Vergine,
il tuo creatore è da te concepito;
da te nasce la fonte del tuo essere;
chi portò la luce al mondo,
da te viene alla luce nel mondo.
Pier Crisologo, Sermone 142
Ringraziamo Dio prima di metterci al lavoro
Quando al mattino ci leviamo, dobbiamo prima di uscire di stanza render grazie al Salvatore, e prima di metterci al lavoro fare le nostre devozioni verso il Signore che ci ha custoditi nei nostri letti mentre riposavamo e dormivamo.
Infatti chi, se non Dio, custodisce l’uomo che dorme, preda del sonno e dimentico del suo umano vigore, talmente alienato da sé da non saper neppure chi sia o dove dimori, e totalmente incapace di badare a se stesso?
È dunque necessario che Dio abbia cura dei dormienti che, oppressi dal sonno, non possono difendersi, e protegga gli uomini dai pericoli della notte, non essendovi in quelle ore nessun altro che li protegga.
Debbo dunque rendere grazie a Dio, che vigila perché io possa dormire sicuro.
Quando infatti noi andiamo a dormire, lo stesso Dio ci accoglie come nella quiete del suo grembo, e ci custodisce sicuri fra i suoi tesori, ci difende fino all’apparire del giorno con un muro di tenebre.
Massimo di Torino, Sermone 73,2
L’esempio degli uccellini
Anche quando la sera chiude la giornata, dobbiamo dar lode a Dio col salterio e cantare la sua gloria con dolci melodie, per meritare il riposo come vincitori al termine del certame dei nostri lavori, e l’oblio del sonno sia il premio della nostra fatica.
Non vediamo forse gli uccellini che, quando l’aurora porta la luce al giorno, nelle stanzette dei loro nidi cantano svariate melodie? E lo fanno con diligenza prima di uscire, per lodare con dolcezza di suoni il loro creatore, non potendolo lodare con parole: ciascuno di loro, non potendo far discorsi, rende il suo omaggio con melodie, sì che par ringrazi più devotamente chi più dolcemente canta.
Lo stesso fanno al termine del giorno. Che è dunque questo coro di gorgheggi disposto con inesausta diligenza in certe ore del giorno, che è se non una illimitata azione di grazie? L’innocente uccellino non potendo parlare, accarezza con la soavità del canto il suo pastore.
Massimo di Torino, Sermone 73,4
La Parola chiama
« Ricordati, o Signore della parola che hai dato al tuo servo, nella quale mi hai dischiuso la speranza» (Sal 118,49).
La parola di Dio ci scuote dal nostro stato di abbattimento e depressione per chiamarci alla grazia celeste, facendo sorgere in noi il desiderio dell’eternità, il disprezzo delle cose presenti e la ricerca di quelle future e invisibili, senza curarci di ciò che è temporaneo.
Ci chiama dunque a sé, la parola di Dio, come sta scritto:
« Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» (Mt 11,28).
Seguiamo dunque il Signore Gesù che ci chiama, per poter passare dalle cose del mondo a quelle eterne e imparare a dominarci.
Ambrogio di Milano, Commento al Salmo 118, 7,2
L’acqua viva che parla dentro
A nulla mi gioveranno i godimenti del mondo né i regni di questo secolo.
Per me morire in Gesù Cristo è bello più che regnare sino ai confini della terra.
Io cerco colui che è morto per noi; voglio colui che è risorto per noi.
Perdonatemi, fratelli! Non impeditemi di nascere alla vita, non vogliate la mia morte.
Non concedete al mondo colui che desidera essere di Dio, né seducetelo con la materia.
Lasciatemi raggiungere la pura luce: giunto là, sarò uomo davvero.
Le mie aspirazioni umane sono crocifisse, e non c’è in me fiamma che ami la materia: sento l’acqua viva che mi parla dentro e mi dice: «Vieni al Padre».
Non prendo gusto al nutrimento corruttibile né ai piaceri di questa vita.
Voglio il pane di Dio, che è la carne di Gesù Cristo, nato dalla stirpe di Davide; voglio per bevanda il suo sangue, che è la carità incorruttibile.
Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani 6,1-2; 7,2-3
La lode instancabile e riconoscente di Dio
Siccome Dio ci vuole buoni, perché egli è buono, nessuno dei suoi giudizi ci deve dispiacere.
Non ringraziarlo di tutto, che altro significa se non correggerlo di qualche cosa?
L’umana stoltezza osa spesso mormorare contro il creatore non solo per la miseria, ma persino per l’abbondanza: si mostra ingrata sia quando qualcosa manca sia quando ve n’è in avanzo.
Invece nulla raccomanda e protegge i devoti fedeli della verità quanto la lode instancabile e costante di Dio. A proposito insegna l’Apostolo: «Siate sempre allegri. Pregate senza intermissione. In ogni cosa rendete grazie, perché questo è ciò ché Dio vuole da tutti voi in Cristo Gesù» (l Ts 5,16-18).
Come potremmo prender parte a questa pietà, se la varietà delle cose non addestrasse alla costanza la volontà?
L’amore verso Dio non deve insuperbire nelle prosperità, né venir meno nelle avversità.
Quel che piace a Dio piaccia anche a noi.
Leone Magno, Sermone 12,3
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