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COMPASSIONE E CONSOLAZIONE

Ultimo Aggiornamento: 11/09/2009 06:30
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11/09/2009 06:30
 
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VIRTU' INDISPENSABILI PER LA SALVEZZA
Nel Vangelo di Luca è molto evidenziata la pietà, la misericordia, la delicatezza, la comprensione, e l'amore di Gesù per i malati, che si manifesta nell'unzione (4:18-19) di soccorrere poveri, prigionieri, ciechi ed oppressi.

L'evangelista Luca non accenna, a differenza di Marco (Marco 6:5), alle opere potenti che Egli non poté fare a Nazaret, dove furono guariti solo pochi malati. Solo Luca narra questi episodi che mettono in risalto la sua gran compassione per i sofferenti:

1) Il ragazzo di Nain risuscitato (7:11-15), era figlio unico di una vedova che piangeva per il forte dolore della sua perdita.
2) La parabola del buon samaritano (10:30-37), che ha curato un ferito disinteressatamente con premure ed amore, fasciandolo e medicandolo personalmente.
3) La donna paralitica da 18 anni (13:11-13), con una grave infermità che la rendeva tutta curva e incapace di raddrizzarsi.
4) I dieci lebbrosi che imploravano pietà (17:11-14).

In altri brani, come questi, si nota la particolare attenzione di Gesù verso i malati:

1) La guarigione della suocera di Pietro (4:38-39), Gesù si china sulla malata.
2) I malati guariti di sera (4:40-41), Gesù impone le mani su ciascuno di loro, come per dimostrare il Suo personale e particolare affetto.
3) La guarigione di un lebbroso (5:12-16), il fatto che era tutto coperto dalla lebbra, lascia capire la pietà che suscitava.
4) Guarigione delle moltitudini. (6:17-19), Gesù guarisce tutti a dimostrazione che la salvezza è universale.
5) Guarigioni a Gennesaret (6:17-19), anche la liberazione è per tutti.
6) Guarigione del ragazzo epilettico (9:38-43), sono descritti i particolari della malattia che muovono a compassione.

L'amore del Signore non tiene conto delle barriere religiose (17:15-16), infatti, un lebbroso guarito era samaritano e quindi, a causa delle pratiche pagane, mal visto dagli Ebrei.

Gesù è la risposta a tutto ed anche al grido della sofferenza umana. La malattia è a volte descritta nei particolari per farci capire che essa è in contrasto alla benevolenza di Dio.

Noi Cristiani siamo perciò invitati a far nostri i sentimenti di Gesù verso i sofferenti e a considerare tutte le infermità opere del maligno.
La malattia è per se stessa un male e dobbiamo accettare il mandato di guarire i malati (9:1-2).
Il Signore è venuto per salvarci, liberarci e guarirci dalle conseguenze del peccato che non è solo personale, ma anche parte della situazione in cui noi siamo nati (4:18-19).

Il Vangelo di Luca è indirizzato a Teofilo, vale a dire "Che ama Dio" e contiene un particolare messaggio per chi vede in Lui poveri e sofferenti.

Per lavorare nel "ministero di guarigione", oltre alla fede, dobbiamo perciò avere una gran compassione per gli infermi, che ci spinga a "chinarci" su di loro, come a partecipare alle loro sofferenze e senza trascurare gli aiuti materiali e l'intervento della medicina.

Il Signore non è venuto a giudicare i malati, ma per guarire le malattie. Perciò non accostiamoci agli infermi con un atteggiamento critico o di rimprovero come fecero gli amici di Giobbe, ma con l'attitudine del buon samaritano, mostriamo loro tutto il nostro affetto e soprattutto, come faceva Gesù (5:16), preghiamo.

Vorrei aggiungere anche questo versetto:

Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». - Marco 1:41

La parola compassione è espressa nel testo greco con "splagchnizomai" che deriva da "splagchnon = milza, viscere, intestini" e che quindi letteralmente significa "essere commosso nelle viscere".
Questo ci deve far molto riflettere! Quando preghiamo per un malato proviamo veramente compassione fino ad essere commossi nelle viscere?

Noi dobbiamo avere lo stesso sentimento che ha avuto Gesù Cristo:

Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù - Filippesi 2:5

Perciò solo chi prova compassione per i malati profondamente fin nelle viscere può far parte del ministero di guarigione, solo chi sa soffrire con chi soffre, piangere con chi piange, intercedere fino a provare dolore di parto ecc. ecc. può far parte del ministero di guarigione, solo chi sa essere compassionevole senza giudicare i malati può far parte del ministero di guarigione e ricordiamoci sempre cosa rispose il Signore a quelli che gli chiedevano il motivo della cecità del cieco nato:

Gesù rispose: «Né lui né i suoi genitori hanno peccato, ma ciò è accaduto, affinché siano manifestate in lui le opere di Dio. - Giovanni 9:3
La compassione che dobbiamo avere per i malati, come per chiunque sia sofferente per qualsiasi altra cosa, si trova nel nostro spirito nato di nuovo che la riceve dallo Spirito Santo, ma la nostra mente rimane purtroppo ancora dominata dalla carne che è egoista, cerca il proprio piacere ed il proprio interesse e allora, per poter manifestare amore e compassione, bisogna crocifiggere quotidianamente la nostra carne:

Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. - Galati 5:24

Questa crocifissione che dobbiamo fare è morale, si tratta cioè di rinunciare alle passioni proibite, alla concupiscenza, al peccato, al male, all'egoismo, ecc. ecc.. E solo se ci nutriamo della Parola di Dio e restiamo fedeli, presenti alle riunioni ed obbedienti nel servizio, assidui nella preghiera (se necessario anche nel digiuno), possiamo crescere nello Spirito Santo che, usando ogni situazione, modifica il nostro modo di pensare e di agire, trasformandoci progressivamente in Cristo e rendendoci capaci di produrre solo ciò che viene da Dio, per diventare molto più utili agli altri ed essere usati da Lui per la Sua gloria e per il bene dei nostri fratelli e di ogni persona che il Signore ci farà incontrare.

La compassione per i malati non può non comprendere la consolazione del malato. La Bibbia esige la consolazione degli afflitti per qualsiasi cosa:

il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, per mezzo della consolazione con cui noi stessi siamo da Dio consolati, possiamo consolare coloro che si trovano in qualsiasi afflizione. - 2Corinzi 1:4

Chi non sa consolare come può parte del ministero di guarigione?
Il Consolatore è lo Spirito Santo e chi consola parla sotto la guida dello Spirito Santo e non butta mai a terra le persone, non le deprime, non dà sensi di colpa, ma le fortifica, le incoraggia, le esorta, e fa tutto con gran compassione sentendo come proprie le sofferenze del malato.

Molte volte l'infermo si trova in uno stato di prostrazione e sconforto e allora va aiutato; chi consola non mette mai il malato sotto processo, se necessario lo corregge, ma lo fa con amore e delicatezza, senza ferirlo.

Io sono persuaso che per far parte del ministero di guarigione bisogna prima mortificare noi stessi e rivestirci di umiltà e amore in modo da evitare che chi ministra si riempia di protagonismo e cerchi, magari senza accorgersene, la sua propria gloria.

Non si può andare da un malato esaltando la propria fede e partendo con l'insinuare che la sua mancata guarigione sarebbe in ogni caso da imputare alla sua fede, il risultato è quello di fare grande danno e di lasciare il malato oltre che sofferente pure colpito da quel grave senso di colpa che gli ha trasmesso il sedicente guaritore.

Il malato non è un oggetto trofeo, ma è una persona che soffre e che va aiutata, consolata e incoraggiata.

Se riusciamo a trasmettere pace al malato siamo sulla buona strada, se invece lasciamo il malato ancor più sconfortato è meglio fare allora un riesame della propria situazione prima di proseguire a ministrare per i malati.

Il Signore aveva compassione e consolava, chiediamoGli allora umilmente di trasmetterci il Suo Amore in modo da diventare Suoi strumenti per la Sua gloria e per il bene dei sofferenti che LUI ci farà incontrare.

Un altro aspetto irrinunciabile della compassione è il rispetto del malato. Il rispetto esige anche la riservatezza e la privacy.
Chi ha compassione non infanga il malato, non lo critica, non lo biasima pubblicamente come esempio di comportamento da evitare.
Non si può, dopo aver pregato per un malato, pettegolare sulla sua presunta poca fede; un conto è fare un discorso generico, ma fare un riferimento preciso ad una persona è mancanza d'amore, mancanza di compassione, mancanza di rispetto, mancanza di sensibilità.
Una mancata guarigione non può essere attribuita in modo sbrigativo alla scarsità di fede del malato, ma dovrebbe prima di tutto esigere un auto esame di chi ha ministrato per vedere se la causa del fallimento sia da ricercarsi invece proprio in lui.

In caso di mancata guarigione un sedicente guaritore non ammetterà mai di aver sbagliato in qualche cosa e scaricherà tutta la colpa in chi non può difendersi e questa è una gravissima mancanza di carità.

In Luca 10:9 il Signore ha detto: "curate i malati ....". Curare nel testo greco è "therapeúō" che comprende anche il concetto di servire.

Caro fratello, cara sorella, se ti senti solo un "grande guaritore", a mio avviso è meglio che per adesso cambi mestiere, se invece ti senti compassionevole, se hai rispetto per i malati, se oltre alla guarigione desideri portare Gesù con la Sua pace e la Sua consolazione, se ti senti portato al servizio, allora sei sulla buona strada per questo grande ministero che ti farà diventare un umile servo dei malati, sempre pronto a farti da parte per lasciare il posto e dare onore e gloria a CHI ci ha così tanto amati.
Chi prova compassione per i malati prima o poi si sente chiamato a lavorare nel Ministero di Guarigione e in tante Chiese ci sono fratelli e sorelle anche molto giovani che lo fanno con grande amore usando con gioia il loro tempo libero per andare a trovare i malati e gli anziani nelle loro case, negli ospedali, negli ospizi e si prendono cura di loro sia spiritualmente che materialmente. E' senz'altro un lavoro duro ed impegnativo che esige anche rinuncia, ma che dà subito grande pace perché questi fratelli e sorelle in realtà vanno a visitare il SIGNORE che un giorno dirà loro:

.... fui infermo e mi visitaste .... - Matteo 25:36
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