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Chiesa Valdese di Trapani e Marsala - Introduzione al vangelo di Giovanni

Ultimo Aggiornamento: 29/11/2009 20:08
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Venerdì 27 Novembre 2009

GIOVANNI: STORIA DI UN VANGELO DIVERSO

Diverso sì, ma non a sé stante

  • Quando ci si accinge a studiare il vangelo secondo Giovanni, capita di imbattersi immediatamente in un testo sensibilmente diverso dagli altri tre (Marco, Matteo e Luca), tanto da poter rilevare tali dissimiglianze già ad una lettura superficiale. Ciononostante, il cosiddetto «quarto vangelo» presenta anche profonde analogie con i  «sinottici», al punto che gli esegeti discutono sino ad oggi circa l'ipotesi che il redattore finale del testo giovanneo conoscesse o meno gli altri tre vangeli.

  • Molti dei tratti salienti della vita e dell'attività pubblica di Gesù, infatti, sia pure con differenze notevoli circa i dettagli della narrazione, sono comunque riportati da tutti e quattro i testi accolti nel cosiddetto «canone». Da tali testimonianze si possono evincere quelli che, con ogni probabilità, possono essere considerati gli aspetti centrali della vita e della persona di Gesù: la sua appartenenza al popolo e alla tradizione d'Israele, la sua attività di guaritore, il suo instancabile peregrinare, la sua inesausta predicazione.

  • In particolare, tutti gli studiosi concordano circa l'innegabile sostrato comune costituito dal racconto della passione, il quale costituisce senza alcun dubbio il punto nevralgico di tutti i resoconti evangelici. Vero è che Giovanni lo elabora in un modo assai peculiare, ma i dati fondamentali relativi a questo evento cruciale sono pressoché concordi.

  • A tale proposito, la tesi invalsa tra gli esegeti contemporanei è quella secondo cui il vangelo giovanneo sia stato con ogni probabilità redatto in fasi diverse e tra loro distanti, prima di assumere l'attuale configurazione «canonica»: ovverosia, i racconti che lo compongono sono stati scritti in tempi, luoghi e circostanze di volta in volta diverse. Al culmine di questo processo, infine, si sono succedute due fasi «redazionali», ovverosia quelle in cui il testo ha assunto una sua compiutezza. Di tutti questi aspetti ci occuperemo più nel dettaglio nel corso dello studio delle diverse sezioni di cui il vangelo si compone.


EXCURSUS: vaccinarsi contro gli integralismi

 

ciò che è importante stabilire, all'inizio del nostro percorso, è che anche il testo giovanneo, così come ogni testo letterario (perché questo sono, anzitutto, gli stessi vangeli), ha una sua storia, un suo itinerario travagliato e niente affatto lineare, caratterizzato, come ogni itinerario, da continuità e discontinuità. Ciò va ribadito di fronte ai sempre redivivi fondamentalismi, che confondono, spesso volutamente, il significato dell'espressione «Parola di Dio», intendendo con essa l'indefettibilità e l'indiscutibilità di un prodotto divino, quando invece i testi delle Scritture, anche in prospettiva di fede, andrebbero  più opportunamente intesi come il frutto dell'intersezione feconda tra storia divina e storia umana.

In sostanza, i testi biblici vogliono sì costituire, per chi intenda leggerli entro una prospettiva «credente», uno spazio entro cui Dio rivela qualcosa di sé: senza che ciò, però, debba significare sottrarre questi stessi testi ad ogni tentativo di comprensione storico-culturale. Quest'ultimo può certo rivelarsi non esaustivo circa la comprensione di ciò che il testo biblico intende dirci: ma costituisce in ogni caso un ottimo antidoto contro tutto ciò che ad un testo si vorrebbe far dire, al solo scopo di giustificarne una lettura pretestuosa.


  • Ad ogni modo, secondo gli studi più recenti l'ipotesi più verosimile è che il primo di questi redattori finali del vangelo, che scrisse con ogni probabilità dopo l'anno 90 e.v., attingesse da un lato a fonti proprie del suo ambiente e, contemporaneamente, avesse accesso ad alcune delle fonti che stanno alla base della redazione dei sinottici. L'autore avrebbe poi sapientemente «integrato» questi due elementi, dando forma ad  una prima stesura del testo, piuttosto simile a quella che noi, oggi, conosciamo.

  • In un secondo tempo, probabilmente dopo l'anno 100 e.v., un secondo redattore inserì ulteriori modifiche, conferendo al testo la forma che esso possiede attualmente nelle nostre traduzioni. Anche in tal caso, studieremo più approfonditamente la natura di questi interventi redazionali nel corso dello studio più dettagliato del testo.

Diverso perché?

  • Ferma restando la somiglianza riscontrabile tra il racconto giovanneo ed i testi sinottici, dobbiamo comunque tenere conto delle innegabili discrepanze ravvisabili. Senza entrare per il momento nei dettagli, proviamo a riassumere i motivi che stanno alla base di queste differenze così evidenti. Possiamo individuarne, fondamentalmente, due: intendo sottolinearli con particolare attenzione, perché si tratta di considerazioni che guideranno il nostro studio durante tutta la sua durata.

  • In primo luogo, la rielaborazione teologica degli eventi narrati. È evidente che essa ha luogo in tutti i resoconti evangelici, poiché ogni scritto viene redatto secondo precise intenzioni che, inevitabilmente, vengono a determinarne (sia pure in parte) il contenuto o, quantomeno, i suoi aspetti nevralgici. Nel caso del quarto vangelo, però, tale elaborazione è particolarmente marcata: il redattore espone i fatti secondo un'intenzionalità teologica ben precisa, alla luce della quale i singoli episodi vengono narrati. Tale peculiarità dà luogo a due fenomeni tipici dello scritto giovanneo:

- In primo luogo, la presenza di molti racconti (la maggior parte dei quali assai celebri; cito, solo a titolo esemplificativo, l'episodio di Nicodemo -Gv 3-; l'incontro con la samaritana al pozzo -Gv 4-; la resurrezione di Lazzaro -Gv 11-; la «lavanda dei piedi» -Gv 13; il dialogo con Pilato -Gv 18 e19-) che gli altri vangeli canonici ignorano;

- In seconda istanza, l'alterazione più sensibile del dato storico; cito, nuovamente a titolo esemplificativo, la menzione esclusivamente giovannea di tre viaggi di Gesù a Gerusalemme (quando invece, secondo i sinottici, Gesù vi si recò soltanto per incontrarvi la morte); i cosiddetti «discorsi di commiato» che l'autore fa pronunciare a Gesù (capitoli 14-17); lo stesso (improbabile) dialogo tra Gesù e Pilato (Gv 18 e 19).

Queste sottolineature, sia chiaro, non intendono affermare che l'evangelo giovanneo consista in una sorta di «finzione letteraria», priva di qualsivoglia appiglio storico: intendono soltanto rendere attenti i lettori e le lettrici circa l'estrema complessità di un testo che è esposto a enormi difficoltà interpretative.

  • Difficoltà che risultano acuite dal linguaggio narrativo che caratterizza il quarto vangelo: tale linguaggio, che ci riserviamo di analizzare più nel dettaglio nel corso dello studio di singoli racconti giovannei, è connotato dalla centralità della figura di Gesù, intorno alla quale ruotano tutte quelle che, di volta in volta, si avvicendano al suo fianco, alla stregua di vere e proprie comprimarie dell'attore principale di un'opera teatrale. Tutti i personaggi che compaiono all'interno del testo rivestono un ruolo funzionale in ordine alla persona di Gesù, mettendone in evidenza caratteristiche e significati che sono chiaramente subordinati alla visione teologica propria del redattore.

  • Questi dunque, a grandi linee, gli aspetti che vengono a determinare la peculiarità del testo giovanneo rispetto ai resoconti (tra di loro assai più simili) dei «sinottici». Proviamo ora brevemente a fornire un quadro generale dell'ambiente e del tempo in cui il quarto vangelo venne redatto.

 Epoca e ambiente della redazione del testo: le ipotesi principali

  • Come abbiamo anticipato, il testo del quarto evangelo così come ci è pervenuto è frutto di stesure successive e abbraccia, con ogni probabilità, un periodo piuttosto ampio: secondo alcuni esegeti, alcune tradizioni riportate nel testo potrebbero risalire già agli anni 50 e.v., a circa vent'anni di distanza dalla morte e resurrezione di Gesù; a tale periodo, in particolare, è possibile che risalgano le fonti che stanno alla base del racconto della passione.

  • Con un buon margine di probabilità, la prima redazione finale del vangelo giovanneo risale agli anni 90 e.v.; possediamo un indizio abbastanza chiaro di tale stesura, per così dire, «definitiva», nei versetti finali del capitolo 20, che riportiamo qui di seguito:

«Molti altri segni fece Gesù davanti ai suoi discepoli, che non sono scritti in questo libro. Questi invece sono scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome» (Gv 20:30-31)

  • Si tratta, in maniera abbastanza evidente, della parte finale di uno scritto: sta di fatto che, però, il vangelo secondo Giovanni annovera, nelle nostre versioni, un altro capitolo. Ebbene, la maggior parte degli esegeti è concorde nell'ipotizzare che esistano due stesure finali dello scritto: una che si conclude con il capitolo 20, l'altra che ha termine con il capitolo 21. Il perché di tale aggiunta proveremo ad approfondirlo nel corso della nostra ricerca, dedicandovi un approfondimento specifico.

  • Per ciò che invece attiene all'individuazione dell'ambiente entro il quale il testo del vangelo fu redatto, le ipotesi degli specialisti sono divergenti. Quelle ritenute più attendibili sono fondamentalmente due:

  • Secondo la prima di esse, il vangelo fu redatto in ambiente ellenistico, con ogni probabilità nella città di Efeso, in Asia Minore. Tale ipotesi affonda le proprie radici in una citazione tratta dall'opera del padre della chiesa Ireneo di Lione Adversus Haeresis [AH] («Contro gli eretici»), del 180 e.v., che recita:

Poi Giovanni, il discepolo del Signore, colui che aveva poggiato il capo sul petto di lui, scrisse anch'egli il suo vangelo durante il suo soggiorno ad Efeso (AH III,1,1)

Come però sottolinea assai bene il teologo tedesco Kümmel, tale tradizione «che risale al secondo secolo (...) difficilmente può essere ricondotta a fonti anteriori». Più plausibile appare individuare in detta tradizione motivazioni che intendevano difendere l'origine apostolica del quarto vangelo: vedremo in seguito come tale convinzione, allo stato attuale della ricerca, si riveli quanto meno difficile da sostenere sotto il profilo argomentativo.

  • Secondo un'altra ipotesi il quarto vangelo fu invece redatto nelle vicinanze di Gerusalemme, in un ambiente di fede e di cultura ebraiche non ortodosse: in tal senso si orientano esegeti contemporanei come Cullmann, Wengst e Zumstein. Vedremo più avanti le ragioni che vengono portate a sostegno di tale ipotesi.

  • L'unico elemento certo in riferimento all'ambiente entro cui il quarto vangelo venne progressivamente elaborato e redatto è comunque quello relativo all'ebraismo eterodosso: ovverosia, a una confessione di fede nel Dio d'Israele che si discostava dall'interpretazione sacerdotale propria del cosiddetto «giudaismo del tempio», rispetto al quale il testo giovanneo risulta chiaramente in contrasto. Anche questo costituisce un aspetto che ci ripromettiamo di approfondire nel corso del nostro studio.

  • Un ulteriore aspetto che avalla l'ipotesi di un contesto prossimo a quello della Giudea, riguarda il fatto che diversi esegeti abbiano riscontrato all'interno del vangelo giovanneo l'utilizzo di un greco che sembra spesso ricorrere ad aramaismi o a traslitterazioni dall'ebraico. In effetti il greco di Giovanni è  assai scarno dal punto di vista terminologico, e la sua sintassi ricalca quella delle lingue semitiche.

  • Infine, il quarto vangelo dimostra di conoscere in maniera assai approfondita (e spesso meglio dei sinottici) quelle che erano le tradizioni ebraiche all'epoca di Gesù: altro indizio che fa propendere la maggior parte degli esegeti odierni verso l'individuazione di un contesto anche geograficamente vicino alla Giudea.


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE (Consultabile in lingua italiana)

  • BROWN, R.E. Giovanni. Commento al vangelo spirituale, Cittadella, Assisi, 1979

  • CULLMANN, O. Origine e ambiente dell'evangelo secondo Giovanni, Marietti, Casale Monferrato, 1976

  • DODD, C.H. La tradizione storica nel quarto vangelo, Paideia, Brescia, 1983

  • FABRIS, R. Giovanni, Borla, Roma, 1992

  • LEON-DUFOUR, X. Lettura dell'evangelo secondo Giovanni, 4 voll., San Paolo, Cinisello Balsamo, 1998

  • MANNUCCI, V. Giovanni, il vangelo narrante, Dehoniane, Bologna, 1993

  • SCHNACKENBURG, R. Il vangelo di Giovanni, 4 voll., Paideia, Brescia, 1973-1987

  • WENGST, K. Il vangelo di Giovanni, Queriniana, Brescia, 2005


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