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Chiesa Valdese di Trapani e Marsala - Ricordati e ravvediti

Ultimo Aggiornamento: 22/10/2009 13:16
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Domenica 18 Ottobre 2009

Ricordati e ravvediti

L’Apocalisse è senza subbio un testo difficilissimo da accostare, ma vi confesso che esercita su di me un fascino particolare. Come già ho fatto nelle mie due ultime meditazioni, anche oggi prendo lo spunto da una delle sette lettere che troviamo al capitolo 3 del nostro testo. Si tratta della lettera indirizzata al pastore della chiesa di Sardi. Leggiamo il testo:

All'angelo della chiesa di Sardi scrivi: Queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle: conosco le tue opere, tu hai fama di essere vivo, ma sei morto. Sii vigilante e rafforza il resto che sta per morire; poiché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio. Ricòrdati dunque quanto hai ricevuto e quanto hai ascoltato, custodiscilo e ravvediti. Perché, se non sarai vigilante, io verrò come un ladro, e tu non saprai a che ora verrò da te.Tuttavia a Sardi ci sono alcuni nomi che non hanno contaminato le loro vesti; essi cammineranno con me vestiti di bianco, perché sono degni. Chi vince dunque  andrà in giro con abiti bianchi, e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.

Sardi era un'antica città dell'Asia Minore (oggi Turchia) che divenne capitale del regno di Lidia nel VII secolo a.C. Oggi esiste ancora col nome di Sart. La città sorge alla confluenza dei fiumi Ermo e Pattolo, nelle cui sabbie abbondava l’oro, tanto che il re Creso divenne famoso per la sua ricchezza e per i doni che faceva ai vari santuari. Purtroppo Creso ebbe l’ardire di dichiarare guerra contro Ciro, re della Persia. Vistosi in cattive acque, si trincerò sull’acropoli, convinto che fosse inespugnabile, in quanto protetta dai costoni della montagna alta 500 metri e molto scoscesa.

Dopo 14 giorni di assedio, Ciro offrì una ricompensa speciale a chiunque avesse scoperto un modo per conquistare la città. Un giorno uno dei suoi soldati vide cadere l’elmetto di una delle guardie, la quale scese lungo il precipizio per riprenderselo. Ciò gli fece capire che la parete benché ripida poteva essere scalata. Quella stessa notte un gruppo di soldati persiani si spinsero lungo quel tratto e quando giunsero in cima scoprirono le postazioni senza guardie.

Evidentemente gli abitanti di Sardi si sentivano così sicuri, da non aver bisogno di guardie. Così Sardi cadde nelle mani di Ciro nel 549 a.C., perché i cittadini si sentivano troppo al sicuri che pensavano di non aver bisogno delle guardie. 

In seguito Sardi fu conquistata da Alessandro Magno, diventando una città di cultura greca. Dopo la sua morte ci fu una lotta al potere. Un certo Acheo insieme al suo esercito cercò rifugiò nell’inespugnabile città di Sardi. Per un anno intero la città resistette all’assedio, fino a quando un soldato di nome Lagora fece la stessa cosa che aveva fatto il soldato di Ciro. Di notte condusse un gruppo di soldati lungo le rupi. Gli abitanti avevano dimenticato la lezione precedente. Di nuovo la città era senza guardie, e cadde perché non era stata vigilante.

Teniamo presenti questi episodi, tramandatici dallo storico Erodoto, mentre mediteremo su ciò che Gesù dice all’angelo, cioè al pastore, della chiesa di Sardi.

Già in precedenza abbiamo visto che gli angeli a cui sono dirette le lettere dell’apocalisse sono i pastori delle comunità cristiane.

Recenti scavi archeologici hanno portato alla luce una maestosa sinagoga ebraica di epoca romana. Si tratta della più grande sinagoga finora ritrovata nel mondo mediterraneo, e ha completamente cambiato l'opinione degli studiosi circa la situazione degli ebrei nel tardo Impero Romano, fornendo prove della vitalità delle comunità giudaiche dell'Asia Minore e della loro importanza in un'epoca in cui si pensava che il Cristianesimo le avesse praticamente cancellate.

Esaminiamo il nostro testo, cominciando dal mittente.

Gesù si presenta ancora una volta come colui che ha i sette spiriti di Dio, cioè la pienezza dello Spirito, raffigurato con il candelabro a sette braccia. Il Signore tiene in mano anche sette stelle, cioè i pastori delle chiese, li tiene nella sua mano, quasi a farne dono al Padre. 

Segue il vero contenuto della lettera.

Io conosco le tue opere: sembri vivere, eppure sei morto. Sii vigilante e rafforza il resto che sta per morire; poiché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio.

Gesù ci conosce, conosce la nostra fede e conosce le nostre opere. Possiamo mimetizzarci per bene e possiamo sembrare anche bravi cristiani, ma non possiamo nasconderci da Dio.

Caino fuggiva dopo avere ucciso Abele, ma il Signore gli era sempre vicino a chiedere ragione di suo fratello: nemmeno noi possiamo scappare lontano da Dio.

E Gesù conosce le nostre opere. Siamo come morti se la nostra fede è vuota adesione mentale, senza il supporto delle opere della fede. Come dice la lettere di Giacomo, la fede senza le opere è morta.

Comunque Gesùci chiama alla vigilanza e a un compito missionario verso gli altri fratelli e sorelle che stanno per morire, che cioè si stanno addormentando, dimenticando i propri doveri, trascurando la propria fede e spegnendo la speranza cristiana.  

Paolo scrive (Galati 6:7): Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà.

Siamo noi vigilanti, cioè preparati nell’attesa che avvenga qualcosa di grande?  Noi aspettiamo o temiamo l’incontro col nostro Signore? 

Ricòrdati dunque quanto hai ricevuto e quanto hai ascoltato, custodiscilo e ravvediti.

Questo versetto mi sembra il cuore del messaggio rivolto alla chiesa di Sardi, ma che oggi facciamo nostro, e quindi è come se fosse rivolto a ognuno di noi.

Siamo chiamati prima di tutto a ricordare.

Già sappiamo che ri-cordare è come un percorso dentro il cuore, dove collochiamo, per metafora, le cose piu’ belle, come l’amore e i momenti piu’ densi della nostra esistenza, gli incontri più fruttuosi, le relazioni più riuscite.

Gesù ci invita a trovare dalle parti del cuore quello che abbiamo ricevuto e quello che abbiamo ascoltato.

Sarebbe lungo l’elenco di ciò che abbiamo ricevuto e che continuiamo a ricevere da Dio.

Io penso che la cosa più importante che ci è stata donata è l’annuncio della salvezza, ci è stato donato lo spazio della Chiesa, ci è stato donato lo Spirito Santo, sono nostre anche le Sacre Scritture.

Sono nate nuove relazioni  fondate sulla comune fede e sulla comune speranza. E’ nuova anche la relazione che ci lega a Dio, relazione mediata dalla stupenda vicenda del suo unigenito figlio Gesù.  Ci ricordiamo di tutto questo?

Abbiamo ascoltato bene, ciò che i diversi pastori e fratelli ci hanno annunziato e continuano ad annunciarci durante il culto e durante lo studio biblico?

Ma per ascoltare dobbiamo essere presenti, quanto minimo, presenti ed attenti.

Maria, la madre di Gesù, custodiva tutto nel suo cuore. Se il nostro cuore è vuoto significa che le cose non vanno bene, presenti magari col nostro corpo, tutto è scivolato via e nulla è rimasto. Non abbiamo nulla da ricordare! E’ una situazione di dissociazione spirituale, ci siamo presi in giro da soli!

Ravvediti, cioè convertiti!

Anche questo è un dono che riceviamo: la possibilità di ricominciare il cammino, mettere una pietra tombale sul passato e aprirci a un nuovo presente. Vogliamo aprire il nostro cuore, svuotarlo di ciò che vi è finito dentro di inutile, e cominciare a custodire quello che veramente conta agli occhi di Dio?

Penso che ognuno di noi farà un serio esame della propria situazione spirituale davanti a Dio e correrà ai ripari. Certo non siamo morti spiritualmente, ma certo spesso le nostre opere non sono perfette agli occhi di Dio. Confessiamo che è vero.

Quante volte disertiamo il culto, lo studio biblico, l’agape fraterna! Sono campanelli d’allarme da non sottovalutare. Come possiamo progredire sul cammino della fede se ci priviamo del cibo spirituale che l’alimenta?     

Non crediamoci al sicuro perché ci proclamiamo protestanti o valdesi.

Sardi fu conquistata più volte per mancanza di sentinelle attente, credendosi sicura per la parete scoscesa del proprio monte.

Vigiliamo, perché nell’ora che non sospettiamo il Signore arriverà. Dobbiamo essere sempre pronti a corrergli incontro.

Così ci vestirà con abiti bianchi,  i nostri nomi resteranno scritti nel libro della vita e Gesù in persona, dopo averci resi degni con la sua grazia, ci presenterà al Padre.  Vogliamo fare parte di questa nuova Chiesa?  

 Fratelli e sorelle, vale veramente la pena di ravvederci, ricordandoci del giorno che abbiamo risposto ‘si’ alla chiamata di nostro Signore.   

La chiesa di Sardi fece tesoro di questa lettera, tenne in dovuto conto l’avvertimento, e sappiamo dallo storico Eusebio che verso la metà del secondo secolo il suo pastore Melitone   scrisse un commento proprio sul libro dell’Apocalisse.

Franco D'Amico

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