CHI è DIO?

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Ruakh
00sabato 27 dicembre 2008 10:38
Clint afferma:
Ho già ripetuto mille volte che il voler ingabbiare D-o dietro schemi umani confonde solo le idee
Ma il fatto di dichiararsi "subordinazionista" non è già un "ingabbiare" Dio?
Forse, proprio in relazione alle nostre opinioni sulla divinità del Figlio, dovremmo discutere e chiarirci su Chi e che cosa è, per noi, Dio!
Ruakh
00domenica 28 dicembre 2008 20:35
Ogni bambino impara a scuola che il movimento è qualcosa di relativo che si può percepire soltanto in rapporto a un punto di riferimento. Ma non tutti riescono a convincersi che questo principio vale praticamente per ogni percezione e quindi per ogni rapporto dell'uomo con la realtà. Ricerche sul cervello e sugli organi sensori hanno dimostrato in modo decisivo che possiamo percepire soltanto le relazioni e i modelli delle relazioni in cui si sostanzia la nostra esperienza. Se con un espediente blocchiamo il movimento dell'occhio in modo che la stessa immagine continui ad essere percepita dalle stesse zone della retina non si può più avere una chiara percezione visiva. Analogamente, è difficile percepire un suono costante e regolare; è anzi probabile che il suono diventi del tutto impercettibile. Se vogliamo farci un'idea della durezza e della trama di una superficie non basta metterci sopra un dito ma bisogna farlo scorrere avanti e indietro, perché se non lo muoviamo non possiamo ricevere nessuna informazione utile, fuorché forse sulla temperatura che d'altronde dipenderebbe dalla differenza esistente tra la temperatura dell'oggetto e quella del dito. Possiamo fare molti altri esempi, ma tutti confermerebbero che in qualche modo le percezioni implicano un processo di cambiamento, movimento, o scansione (132, p. 173). In altre parole, sulla base di prove estremamente ampie, è stato possibile stabilire e astrarre una relazione che a nostro parere è identica al concetto matematico di funzione. Ne consegue che la sostanza delle nostre percezioni non è costituita da 'cose' ma da funzioni; e come abbiamo visto le funzioni non sono grandezze isolate ma "segni per un nesso... per una infinità di situazioni possibili di uno stesso tipo...". Ma se le cose stanno così, non deve più sorprenderci neppure che la consapevolezza che l'uomo ha di se stesso è sostanzialmente una consapevolezza delle funzioni, delle relazioni in cui si trova implicato, e qui non ha importanza quanto egli possa successivamente reificare tale consapevolezza. [SM=g8192]
(Watzlawick, Beavin, Jackson, 21, 2008)
Ruakh
00lunedì 29 dicembre 2008 13:57
Qualcuno si è chiesto (e si è risposto) perché ho inserito il brano di Watzlawick, per iniziare un discorso su Dio???
Ruakh
00lunedì 29 dicembre 2008 14:02
Violafenix
00martedì 30 dicembre 2008 09:39
Ciao Ruakh,
In questi giorni di festa purtroppo non ho tempo di stare dietro al forum.... intanto quindi colgo l'occasione per agurarti Buon Anno.

Per quanto riguarda l'argomento, penso tu voglia forse, farci capire quanto la mente umana possa essere complessa e varia.... almeno credo.

Ciao Ambra
Ruakh
00martedì 30 dicembre 2008 15:32
Cara Ambra,
non sono così cattivo (di più, eheheheh).
A parte gli scherzi,
il brano che ho inserito esprime un dato di fatto e non un giudizio morale.
Se: "Ricerche sul cervello e sugli organi sensori hanno dimostrato in modo decisivo che possiamo percepire soltanto le relazioni e i modelli delle relazioni in cui si sostanzia la nostra esperienza" e "la sostanza delle nostre percezioni non è costituita da 'cose' ma da funzioni; e come abbiamo visto le funzioni non sono grandezze isolate ma 'segni per un nesso...' " allora anche Dio (ciò che noi crediamo su di Lui) .....
Ruakh
00martedì 30 dicembre 2008 15:52
I termini: "Padre, Figlio e Spirito Santo" cosa sono se non descrizione di una relazione???
Dio è, per noi, la relazione che riusciamo ad avere con Lui.
Io penso che la nostra concezione di Dio sia un po' lo specchio del nostro rapporto (la "funzione" della quale parla il brano) con Lui, con noi stessi e con il mondo.
Mi dirai che quella concezione è data dalla Bibbia, ma, come ti sarai accorta, ciascuno pone, nella Bibbia stessa, l'accento dove vuole.
Forse riflettere su chi è, per noi, Dio, può aiutarci anche a capire meglio noi stessi e chi abbiamo di fronte.
ClintEastwood82
00martedì 30 dicembre 2008 18:35
Watzlawick devo dire che è un autore che ho letto veramente poco comunque, ho afferrato in parte il concetto che hai voluto esprimere, certo un pò a tentoni, non ho capito se vuoi intendere un "D_o in funzione di noi stessi", e quindi visto differentemente da persona a persona. Se così fosse non si potrebbe biasimare questa affermazione perchè noi non abbiamo e forse mai avremo, uno schema preciso di D_o, ciò che possiamo fare è solo dedurre per quanto i nostri sensi ci permettono, è ovvio che il concetto di D_o si apre a molteplici interpretazioni e visioni.


Stay tuned on the future.
Ruakh
00martedì 30 dicembre 2008 20:01
No, caro Clint,
non intendo un "D_o in funzione di noi stessi" ma proprio, come direbbero il TdG: "Il Dio".
Dio onnipotente, creatore del cielo e della terra.
Lo so che non hai molta dimestichezza con il "relazionale" e reifichi (nel senso di rendere res = cosa) la tua consapevolezza.
Ma così non è, anche scientificamente.
Ruakh
00martedì 30 dicembre 2008 20:06
Non offenderti, ma forse, sto pensando, la tua è una "deformazione professionale".
Il modello bio-medico ha bisogno di "cose" da curare, non tiene presente la complessità dell'insieme.
Che sia perciò che non riesci a concepire la relazione come facente parte dell'essenza di Dio?
[SM=g6839]
iyvan
00mercoledì 31 dicembre 2008 00:55

Caro Ruack,

ciò che mi risulta certo è che Dio non è un modello matematico e neppure un concetto esprimibile da elucubrazioni filosofiche.
Scusami, ma identificare Dio nella relazione che si ha con Lui mi sembra, a mio modesto avviso, piuttosto limitante.
Fu una domanda che anche Mosè pose, e quale fu la risposta? La più semplice e la più vera, almeno per quanto la nostra povera mente è in grado di afferrare.

Mi sembra abbastanza ovvio e non certo sorprendente che, come dice Watzlavick,  la consapevolezza che l'uomo ha di se stesso sia sostanzialmente quella derivante delle relazioni, o funzioni, in cui è stato ed è implicato. Così, come la consapevolezza che abbiamo di noi stessi è senz'altro mutata nel tempo in ragione della nostra esperienza incarnativa, allo stesso modo può mutare il nostro individuale concetto di Dio, e quindi il nostro relazionarci con Lui.
Ma, per i limiti che si frappongono tra il finito e l'infinito, il nostro "sentire" non può che tradursi necessariamente in un'astrazione (ovviamente il concetto, e non Dio).
Quindi, il nostro relazionarci è una conseguenza di un concetto umano,  ma è molto diverso dall'affermare che Dio sia questa relazione. Se così fosse, limiteremmo Dio a ciò che ci consente la nostra dimensione umana.
Lo stesso concetto trinitario che hai citato rimane un mistero al quale l'uomo ha tentato di dare una definizione, e quindi il tuo paragone è sempre riferito ad un tentativo di raffigurazione umana. 

Io non penso che Dio possa essere in qualche modo definito senza in qualche modo negarlo.

Come si può definire ciò che non ha spazio, tempo, forma, e che è pura e infinita spiritualità?
Dio è "essere" e non un "divenire"  in funzione della mutevole e individuale relazione che si abbia con Lui. (sempre che non abbia frainteso il tuo pensiero[SM=g8423] )

ijvan

Ruakh
00mercoledì 31 dicembre 2008 10:54
Dio è "essere" e non un "divenire"
E, qui, con tutto il rispetto, ti sbagli, caro Iyvan!!!
Il verbo "essere", in Ebraico, contempla, necessariamente, il "funzionare" e, quindi, il movimento di un "divenire"!
Dio, quindi, proprio perché "divenire", non può essere definito e afferrato, anche rispetto ad una mente infinita è sempre infinitamente più in là.
Del resto non puoi sminuirLo, al punto da dire che il suo stesso concetto sia astrazione facendolo meno della sua sbiadita immagine (l'uomo) che, personalmente e individualmente, non è definibile.
Dio è, quindi, solo "incontrabile" (si può solo incontrare), non conoscibile.
La Trinità non è, perciò, un tentativo di definizione umana (o, almeno, non dovrebbe esserlo), ma la caratteristica di un incontro, di una relazione.
Noi, storicamente (come ci racconta la Bibbia), e personalmente, abbiamo incontrato Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Dio non si può nemmeno (se non nell'ennesima astrazione) definire e/o, come tu scivi, negare, ma si può solo incontrare o no.
Non ha senso, proprio per questo, stabilire una "gerarchia" tra le tre persone che abbiamo incontrato, perché tale gerarchia astrarrebbe arbitrariamente un punto da una relazione che non può essere che circolare.
Io devo dire che, attualmente, astraggo il Figlio e la croce, come massimo punto dell'incontro, e, quindi, del mio pensare a Dio.
Ma ciò è, forse, dovuto, ad una vena di pessimismo, e mi rendo conto che forse è solo il fatto affettivo (vederLo lì che porta il mio male e quello del mondo) che mi porta a questa separazione.
Ruakh
00mercoledì 31 dicembre 2008 11:04
Aggiungerei che non si può, nemmeno, "non" incontrare, come, errando, ho scritto sopra.
Anche l'assenza di comunicazione (uso questa categoria perché la più adatta a descrivere l'incontro personale) è, comunque, comunicazione!!!
Ruakh
00mercoledì 31 dicembre 2008 14:42
Del resto, se è vero che "Dio è amore" (1Gv 4,8), cosa è l'amore se non un sentimento di "relazione" che, come tale, non può essere statico ma implica, necessariamente, un essere in divenire?
Comunque,
mentre ci riflettete, auguro buona fine e miglior principio d'anno a tutti!!! [SM=g9024]

iyvan
00mercoledì 31 dicembre 2008 14:44

Tu usi il termine "incontro" e io il "sentire". Di fatto si vuole esprimere il medesimo concetto. Quindi, perfettamente d'accordo che Dio può solo essere incontrato, ovvero sentito .... nella misura che ci permette la nostra individuale evoluzione spirituale.


Siamo invece in disaccordo sul concetto dell'essere o del divenire, e di questo ne abbiamo già discusso a suo tempo.
Ma, anzichè dire che io mi sbaglio, non sarebbe più corretto dire che tu non la pensi allo stesso modo?[SM=g10263]


Considerandolo in divenire, tu introduci un concetto temporale che in Dio non può esistere.

In quel "Io sono colui che sono" io leggo tutto il mistero di Dio: l'eternità, l'inafferrabilità e la Sua costante presenza.
"Io sono .." in quanto sono sempre stato e sempre sarò .. e la sottintesa presenza "in tutti voi"  diventerà  visibile nella manifestazione del Figlio, e infine con la forza dello Spirito che Egli ci dona attraverso Lui.


ll Suo "essere" non significa quindi immobilità, come tu sembri avere inteso, bensì "immutabilità" della Sua Essenza, che è eterno irraggiamento vitale, attrazione e somma armonia in perenne movimento.
Questo movimento non è però un divenire di Dio, ma è la costante divina che coinvolge il divenire evolutivo del finito verso di Lui.

Questa è la visione che la mia relazione con Dio mi suggerisce.

Hai parlato dell'amore per sostenere il divenire di Dio.
Qui devo dire che, con tutto il rispetto,  è dimostrato proprio il contrario.
L'amore umano è certamente in divenire, ma l'Amore di Dio è infinito e non può quindi mutare.
Ecco che ritorniamo alla relazione tra ciò che muta (divenire) e ciò che non può mutare (essere).

Buon anno a te e a tutti

iyvan

Ruakh
00mercoledì 31 dicembre 2008 15:07
Caro Iyvan,
tu dici che il tempo non può esistere in Dio.
Mi permetto di farti notare che ciò è nel "tuo" concetto (astrazione) di Dio, non nella realtà. Nella realtà, che sperimentiamo tutti i giorni, il tempo è un elemento importante.
Non mi vorrai dire che la realtà è "fuori" da Dio???
Poi, se Dio è amore, chi ama???
Non noi???
Perché se ama noi e noi cambiamo, allora o l'amore di Dio cambia con noi o è rivolto a qualcuno che non c'è più!
Come vedi il tuo è un "concetto" di Dio.
iyvan
00mercoledì 31 dicembre 2008 17:04
Caro ruack,

lo spazio-tempo è nato con la materia, dopo l'immane big-bang direbbe la stessa scienza.
Quella che noi viviamo è la dimensione della materia, non quella dello spirito, e non penso che questo sia solo un mio concetto.
La realtà non è fuori da Dio, ma la nostra è vera realtà o più esattamente una percezione soggettiva, e quindi illusoria,  di ciò che ci circonda e che ci dà appunto, tra l'altro,  la sensazione del tempo?
Guarda che la risposta non è così scontata.

Sull'amore:
Dio ci ama di un amore infinito. Se mutasse non sarebbe nè totale nè infinito.
Tu puoi cambiare come ti pare, ma l'amore di Dio sarebbe sempre lo stesso, o vuoi forse affermare che ci ami di più o di meno a seconda dei nostri cambiamenti?

Ruakh
00mercoledì 31 dicembre 2008 17:07
Resta poi il fatto che il tuo concetto è greco (sembra di vedere l'aristotelico "motore immobile") e non biblico.
Per la Bibbia, come ho scritto sopra, Dio è attivo, compassionevole, muta il Suo giudizio davanti al pentimento. In dialogo continuo con noi, in modo da dare valore alle nostre risposte.
Ruakh
00mercoledì 31 dicembre 2008 17:11
Caro Iyvan,
(non avevo letto il tuo ultimo post) la risposta, è vero, non è scontata, tanto che una grande religione come il Buddismo ritiene che la realtà, come la percepiamo, sia illusione.
Ciò è però estraneo alla cultura biblica.
Rispetto all'amore ti ho già risposto nel post precedente.
Ruakh
00mercoledì 31 dicembre 2008 17:20
Insomma ragazzi,
sembrate rimasti ad una filosofia e ad una scienza modernista.
Non vi dicono niente le parole "esistenzialismo", "dialogismo", "post-modernismo", "relatività", "esegesi"???
Mi sembra d'essere un marziano [SM=g8406] eheheh
Ruakh
00mercoledì 31 dicembre 2008 18:32
vuoi forse affermare che ci ami di più o di meno a seconda dei nostri cambiamenti?
Sicuramente, in modo nuovo, completamente nuovo, ad ogni nostro cambiamento!
La novità è nel Dio che crea dal nulla e che, come dice Gesù, può suscitare figli di Abramo anche dalle pietre (Matteo 3,9 e luca 3,8).
iyvan
00mercoledì 31 dicembre 2008 19:17
(sembra di vedere l'aristotelico "motore immobile") [SM=g8863]

Veramente mi sembra di essermi spiegato in modo diverso, proprio perchè prevedevo che avresti tirato in ballo Aristotele.[SM=g8423]
Ruakh
00mercoledì 31 dicembre 2008 21:18
Non fare il furbo [SM=g8429] eheheh!
Non basta aggiungere "in perenne movimento" per cambiare le carte [SM=g9250] .
Il movimento è "divenire", perché è passare da uno stato/luogo/modo/realtà ecc. ad un'altro stato/luogo/modo/realtà ecc.
In un Dio come lo concepisci tu non c'è spazio per il movimento.
Io, invece, mi limito (o, almeno, cerco di farlo) ad incontrarlo senza concepirlo.
Comunque buon anno, caro Iyvan! [SM=g7244]
ClintEastwood82
00giovedì 1 gennaio 2009 16:54
X Ruakh

"Lo so che non hai molta dimestichezza con il "relazionale" e reifichi (nel senso di rendere res = cosa) la tua consapevolezza.
Ma così non è, anche scientificamente.

Non offenderti, ma forse, sto pensando, la tua è una "deformazione professionale".
Il modello bio-medico ha bisogno di "cose" da curare, non tiene presente la complessità dell'insieme.
Che sia perciò che non riesci a concepire la relazione come facente parte dell'essenza di Dio? "


Il mio indirizzo universitario non necessariamente mi ha modificato il pensiero come tu dici, solo che da queste tue ultime frasi ora non ho capito bene cosa intendi riguardo alla mia idea di D_o, ti ho perso mi spiace.
Ciò che posso dirti su quello che penso è che viviamo con determinati organismi biologici sottendenti a determinate leggi, un apparato con le proprie percezioni, e quindi con questo ci adattiamo a tutto ed anche il pensiero segue questa linea di esistenza; se vivessimo in un corpo alieno, con altre percezioni ed altre regole, il nostro pensiero muterebbe, cmq sia ciò che pensiamo su D_o è sempre un abbozzo a parer mio e non potremo comprenderlo mai in fondo con i nostri limiti mentali. Ma d'altronde anche vivendo con l'organismo biologico più complesso ed intelligente di questo universo non riusciremo a capire a pieno l'essenza di D_o.



"La Trinità non è, perciò, un tentativo di definizione umana (o, almeno, non dovrebbe esserlo), ma la caratteristica di un incontro, di una relazione.
Noi, storicamente (come ci racconta la Bibbia), e personalmente, abbiamo incontrato Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. "


Anche questo a parer mio è solo un punto di vista, e non sò su quali basi possa poggiarsi la certezza di questa definizione e non che sia solamente un "abbozzo" come detto sopra.


"Non ha senso, proprio per questo, stabilire una "gerarchia" tra le tre persone che abbiamo incontrato, perché tale gerarchia astrarrebbe arbitrariamente un punto da una relazione che non può essere che circolare. "


Non lo devi dire a noi ma agli autori del NT.


Sul discorso del tempo è più lecito pensare che D_o ne sia fuori, nel senso che non è soggetto al nostro tempo, non che non ne sia parte, in quanto regola ogni cosa.



"Perché se ama noi e noi cambiamo, allora o l'amore di Dio cambia con noi o è rivolto a qualcuno che non c'è più! "


Certo ma non necessariamente pensado questo bisogna ingabbiare D_o nel nostro spazio-tempo; per quanto mi riguarda D_o può amare ora te come sta amando un uomo nel 200 d.C., essendo artefice e non succube del nostro spazio-tempo per Lui è come un rullino completamente srotolato, e anche questa è una frase figurativa limitata alla mia mente, la realtà ultima non è certo descrivibile con poche parole.



"Resta poi il fatto che il tuo concetto è greco (sembra di vedere l'aristotelico "motore immobile") e non biblico.
Per la Bibbia, come ho scritto sopra, Dio è attivo, compassionevole, muta il Suo giudizio davanti al pentimento. In dialogo continuo con noi, in modo da dare valore alle nostre risposte. "


Certo, si abbassa alle leggi fisiche senza esserne coinvolto, e la Bibbia fà quello che può per spiegarcelo in termini umani.
Se tu avessi una macchina del tempo e andassi indietro di 100 anni penseresti che sei nella realtà di D_o di 100 fà e quindi di un D_o indietro di 100 anni? Sarebbe un' affermazione ridicola e limitante di D_o.



"(non avevo letto il tuo ultimo post) la risposta, è vero, non è scontata, tanto che una grande religione come il Buddismo ritiene che la realtà, come la percepiamo, sia illusione. "


Dipende da quale frangia del buddismo, Buddha veramente diceva "questo è perchè quello è", cioè ogni cosa ha la sua stretta correlazione con un'altra ma non diceva che ogni cosa fosse illusione e inesistente, quello riguarda il buddismo tibetano e molte correnti di pensiero induista, cmq questo è un altro discorso, ma tutto sommato anche il concetto di Nirvana, inteso come realtà ultima e indefinita, trascendente e insipiegabile, non calza poi così male con la figura di D_o Padre, almeno per un cristiano, non dico per il buddista il cui Nirvana non è nemmeno una persona, ma uno stato.


Stay tuned on the future.
iyvan
00venerdì 2 gennaio 2009 00:07
Se tu avessi una macchina del tempo e andassi indietro di 100 anni penseresti che sei nella realtà di D_o di 100 fà e quindi di un D_o indietro di 100 anni? Sarebbe un' affermazione ridicola e limitante di D_o.


Infatti, il paragone regge molto bene l'idea.
Sarebbe come dire che la realtà divina dei tempi di Abramo abbia subito un'evoluzione per giungere ai tempi nostri.
E' solo il concetto umano di Dio che è mutato con il divenire degli uomini, ma Dio è sempre lo stesso.
La ragione sta nel fatto che la perfezione assoluta non può subire mutamenti, a meno che non lo fosse allora, ma questo è chiaramente improponibile.

Ruakh
00venerdì 2 gennaio 2009 18:43
Cari Clint e Iyvan,
vi rispondo su tre piani:
1) filosofico
2) psicologico
3) di fede
1) San Tommaso distingue negli enti l'essenza dall'atto d'essere. L'essenza è ciò che li contraddistingue mentre l'atto d'essere è la partecipazione all'esistere che viene loro da Dio, l'unico in cui atto d'essere ed essenza coincidono.
Cosa vuol dire ciò?
Vuol dire che di Dio non si può, a rigor di logica neppure dire che esiste (non essendo distinguibile), ma solo che "è".
Vuol dire anche che il nostro atto d'essere è "comunicazione" costante con Dio.
L'esistenzialismo ed il dialogismo hanno, seguendo (non tanto coscientemente quanto sostanzialmente) tale linea, giustamente, fatto rilevare la precedenza della relazione e della comunicazione sull'ontologia.
Il rapporto (amoroso, ma anche, semplicemente, dialettico) viene prima dell'affermazione e dell'esistenza stessa dell'individualità.
Come a dire che è il divenire, il movimento, la relazione, l'energia che forma l'essere, la massa, il concetto di sé, la materia.
In pratica, per tornare a noi, l'eternità in sé non esiste se non come insieme di punti temporali dei quali ognuno può costituirne arbitrariamente il centro o il limite.
Dio è l'essere di tale eternità, non esiste, ma è.
Noi, quindi, non possiamo avvicinarci a Lui se non per comunicazione continua e, in ogni momento diversa, del Suo atto d'essere che è anche il nostro perché (e solo in quanto e fino a che) è da Lui costantemente comunicato per quell'amore che è "donazione" e, quindi costante relazione.
2)Psicologicamente, come evidenzia il brano che ho riportato, ogni consapevolezza di sè è un affermare: "Ecco come mi vedo in rapporto a te in questa situazione" e, quindi, è la concettualizzazione, l'astrazione di un rapporto con l'altro e, aggiungo io, tantopiù, con l'Altro per eccellenza, che è Dio.
In questo senso la consapevolezza di noi stessi non è altro che il riflesso del nostro rapporto con Dio e, viceversa, l'idea che abbiamo di Dio riflette la concezione di noi stessi.
3) Nel dato di fede noi abbiamo 3 persone che in modo diverso sono apparse alla nostra coscienza come Dio: il Padre, il Figlio e lo Spirito.
Come sapete bene il rapporto tra questi Tre è stato dipinto, dal Nuovo Testamento, in modo vario che passa dalla separazione e dall'individuazione di ruoli diversi all'affermazione dell'unità più assoluta.
Non esiste nessuna formulazione capace di tenere presenti tutte queste caratteristiche. La Trinità è la semplice costatazione che le persone sono tre (e che sono assolutamente Dio)e che Dio è uno (assolutamente uno).
iyvan
00venerdì 2 gennaio 2009 22:21
Dal punto di vista filosofico:

il nostro atto d'essere è "comunicazione" costante con Dio.

Certo, il come ci relazioniamo .... Ma riguarda noi e non Dio
Dio non può essere identificato nella relazione che abbiamo con Lui, perchè altrimenti avremmo tanti dei quante sono le relazioni umane.


Come a dire che è (il rapporto) il divenire, il movimento, la relazione, l'energia che forma l'essere, la massa, il concetto di sé, la materia.

Tutte caratteristiche della dimensione umana, ma non di quella divina.


l'eternità in sé non esiste se non come insieme di punti temporali

Questa è una definizione che tenta di dare una raffigurazione dell'eternità, ma che rimane sempre legata ad un concetto umano di tempo (punti temporali). 
L'eternità, intesa come realtà spirituale, è assenza di tempo e, quindi, di punti temporali.

Psicologicamente:

ogni consapevolezza di sè è un affermare: "Ecco come mi vedo in rapporto a te in questa situazione

Perfetto, ma è sempre una condizione relativa a noi umani, mentre Dio è l'Assoluto.


In questo senso la consapevolezza di noi stessi non è altro che il riflesso del nostro rapporto con Dio e, viceversa, l'idea che abbiamo di Dio riflette la concezione di noi stessi.

Vale la stessa considerazione.

Per la fede:

La Trinità è la semplice costatazione che le persone sono tre (e che sono assolutamente Dio)e che Dio è uno (assolutamente uno).

Su questo non commento perchè è un mistero, per quanto mi riguarda, insondabile
 

Caro ruakh, 
se tu dici che il nostro rapporto con Dio può essere solo il relazionarsi con Lui, sono perfettamente d'accordo con te.
Questo rapporto, essendo individuale, è anche quindi relativo alle nostre singole capacità di relazionarci.
Ma questo non significa che Dio muti a seconda di queste nostre capacità. Questo è il punto su cui non ci troviamo d'accordo.
Siamo noi in movimento verso Dio, e non viceversa. Dio non ha un percorso da fare perchè li occupa già tutti.  
 


Ruakh
00venerdì 2 gennaio 2009 22:43
il come ci relazioniamo .... Ma riguarda noi e non Dio
E no, caro Iyvan,
il nostro relazionarci con Dio riguarda soprattutto Dio perché è da Lui che traiamo l'atto d'essere che è ciò che ci fa esistere.
Non ci sono tanti dei perché il relazionarsi è "unico" ed è il riconoscimento nel Suo Amore.
Tu, poi, separi la dimensione umana da quella divina e ciò è vero solo in un senso (quello umano) e non viceversa. Tutta la creazione (ricordi San Paolo) è segno di Lui.
Così quando parli di "realtà spirituale" implichi una separazione platonica che non c'è nella Bibbia.
Dio è il "tuo" assoluto. L'hai catalogato e circoscritto nelle tue categorie.
Siamo poi daccordo sul rapporto con Dio, ma limiti Dio facendolo incapace di auto-limitarsi per venirci incontro.
Ciò ti obbliga a postulare la reincarnazione non prendendo per buona la morte redentrice di Nostro Signore gesù Cristo!!!
Psicologicamente è come se vedessi tuo padre troppo distante per poterti coccolare.
iyvan
00sabato 3 gennaio 2009 03:20
Caro ruack,

come posso vedere mio padre psicologicamente dipende appunto dal mio psichismo, un prodotto soprattutto mentale e che trae quindi origine da un organo materiale che è il cervello.
Siamo quindi sempre nel campo strettamente materiale e, purtroppo, la materia e il nostro stesso psichismo soffocano lo spirito.
Questa condizione non può non incidere anche nel nostro relazionarci con Dio.
Con questo non significa che Dio si auto-limiti per permetterci di raggiungerlo, ma ci permette di farlo solo nella misura in cui il nostro spirito riesce a prevalere sulla materialità.
Il nostro relazionarci può anche darci l'impressione della totalità, quanto più la tensione dello spirito è rivolta a Lui,  ma noi respiriamo solo una parte infinitesimale di ciò che Dio è, quella che il nostro spirito è in grado di assorbire.
Ruakh
00sabato 3 gennaio 2009 12:29
Caro Iyvan,
scusami ma sottovaluti sia l'uomo che la creazione (ricordi quando Dio, facendola, disse che era "buona"???) per cadere ancora in una concezione più orientale/platonica che cristiana.
La psiche non è negativa (come sostiene il buddismo) e lo spirito, ricorderai, è unito indissolubilmente, alla materia (basti pensare alla risurrezione) che da Lui è trasfigurata.
La relazione, secondo gli esperti in materia, può essere solo di tre tipi: 1) conferma, 2) rifiuto, 3) disconferma.
La relazione che Dio ha con noi (perché poi accentui sempre il contrario, comese fosse l'uomo ad avere l'iniziativa e non Dio? Non è, per caso, il tuo un dio "morto"?) è solo, nel senso più profondo, una relazione del primo tipo (non penso di doverti spiegare in che senso o sbaglio? Se è così, fammelo sapere).
Non è, quindi, affidata, come tu dici, allo "psichismo", ma è una relazione, sempre secondo i tuoi canoni, "spirituale", che tende a creare e ricreare quel "cuore nuovo" e ad insegnare quella sapienza nell'intimo descritti dal Salmo 50/51)
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