00 26/04/2010 17:21
Concordo, infatti, sul danno compiuto dall'obbligatorietà del celibato.
Quello che manca, spesso, ai preti “celibi”, secondo me, non è tanto, però, la libera espressione della sessualità, ma l'educazione (e la pratica concreta) all'amore in sé. Un'educazione che il Matrimonio, volenti o nolenti, da quotidianamente, sia nell'interazione di coppia sia nella paternità/maternità responsabile.
Per gli Ebrei il Rabbino deve essere sposato perché solo in tale stato è ritenuto in grado di esprimere una vera familiarità e paternità alla sua comunità. Il ruolo del prete, al di là delle funzioni sacramentali, è tanto diverso?
Si dice del prete che l'amore umano debba essere, in lui, sacrificato alla pienezza dell'amore divino, ma siamo tanto sicuri che vero e pieno amore divino e vero e pieno amore umano siano così distanti ed incompatibili?
E, se lo sono, perché le caratteristiche dell'amore divino sono, nell’Antico come nel Nuovo Testamento, sia dai profeti, sia da Gesù, sia dagli apostoli (compreso Paolo), illustrati attraverso esempi che rimandano all'amore umano?
Se è vero che Dio è amore, l'amore "spirituale", e non solo carnale, che contraddistingue l'unione matrimoniale, può essergli da ostacolo?
O, invece, è proprio dall'amore tra due sposi che il Suo amore può spandersi e fruttificare sulla terra?
Certo è possibile vivere anche nel Matrimonio senza amore, come è possibile vivere, in modo simile, senza amore, nel Sacerdozio ordinato (per distinguerlo da quello comune a tutti i battezzati), celibe o no, ma è, secondo me, in questa povertà di amore che si possono innestare le vere e proprie deviazioni sessuali (di cui la pedofilia è solo un esempio) che utilizzano, strumentalmente ed egoisticamente, altre persone, rendendole vittime o complici della propria mancanza di amore.
L’ingiustizia dell’obbligo celibatario concerne, infatti, secondo me, una materia ancora più grave della repressione sessuale forzata. Consiste nella forzata repressione della naturale (e voluta da Dio, a Sua immagine) tendenza ad esprimere e realizzare concretamente la propria capacità di amare.
La forzata repressione della tendenza alla realizzazione di quell’amore fecondo tra l’uomo e la donna che Cristo ha voluto prendere come esempio del Suo rapporto con la Chiesa.
Cristo, è vero, non ha avuto moglie, ma la Sua comunione con il Padre e lo Spirito era già una sorta di Matrimonio ed il nostro senso di onnipotenza non ci deve far dimenticare l'unicità della sua missione.