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Non siamo forse tutti fratelli?
Non siamo forse tutti fratelli gli uni degli altri? Non deriviamo tutti da un solo sangue? Non forse dalla stessa terra (cf. Gen 2,7)? Non proviamo forse compassione anche solo a vedere una bestia che sta finendo in un precipizio? Quanto più grande deve essere allora la nostra compassione per dei fratelli che condividono la nostra stessa fede? Per questo Paolo piangeva per i nemici della croce di Cristo (Fil 3,18), pregando con una sofferenza continua del cuore (cf. Rm 9,2); per questo il profeta Geremia piangeva su Israele, lasciandoci nella Scrittura le sue molteplici lamentazioni (cf. Lam 1,1); per questo Mosè gridava a Dio: Se rimetti loro il peccato, rimettilo; se no cancellami dal tuo libro (Es 32,32). E certamente ciascuno dei santi, mosso dalla stessa compassione, intercedeva per gli altri. Perciò, anche noi, se desideriamo camminare al loro seguito, non pensiamo solamente a ciò che riguarda noi stessi, ma preghiamo anche per il mondo, nutrendo pietà e compassione per coloro che vivono una vita perversa, per coloro che sono prigionieri delle eresie, per coloro che sono stati trascinati nell'errore, per coloro che tra i pagani sono immersi nelle tenebre e, in breve, per tutti gli uomini, come ci ha comandato di fare l'Apostolo, con suppliche e preghiere (cf. 1Tm 2,1). Così, infatti, prima che agli altri, gioveremo a noi stessi, provando compunzione e purificandoci dalle passioni che ci abitano.

Teodoro Studita, Piccole catechesi 52